Molti soggetti dichiarano che dopo l'omicidio hanno sentito un profondo senso di sollievo e tranquillità tanto che sono andati a casa e hanno dormito profondamente tutta la notte.
La fuga può essere frettolosa in caso di mancata pianificazione di questa fase oppure calma ed attenta nel caso contrario.
Paradossalmente per alcuni individui non è altro che un'altra fase dell'esperienza alimentata dalle fantasie. Un soggetto racconta che una volta arrivato a casa di ritorno dal crimine ha vagato tutta la notte passando più volte davanti alla stazione di polizia in segno di sfida ed in un ancora profondo stato di eccitazione.
Il comportamento manifesto della maggior parte di questi killers è
apertamente contrario alla loro comprensibile voglia di non essere incriminati. Come nel caso sopraelencato, spesso i soggetti mantengono anche
a lungo nel tempo del post-omicidio un comportamento di aperta sfida per riuscire a mantenere quello stato di eccitazione e quella sensazione
di controllo e di grandiosità fornita dall'omicidio. I comportamenti
messi in atto rientrano spesso fra i seguenti: ritorno alla scena del crimine, osservazione del ritrovamento del corpo e delle prime rilevazioni sul posto, conservazione di souvenir del defunto e addirittura partecipazione
alle indagini.
Si dice che David Berkowitz non facesse altro che parlare
con i suoi colleghi al lavoro dei delitti del killer della 44. Nessuno poteva sospettare che il placido David era in realtà l'autore di quei crimini.
Il ritorno alla scena del crimine è un luogo comune ampiamente sostanziato dalle statistiche. Il 27 per cento dei nostri 36 assassini è tornato sulla scena.
Il 26 per cento ammettono come motivo il rivivere le sensazioni provate durante l'omicidio, il 19 per cento per assistere a quello che fa e dice la polizia quando il corpo viene trovato, l'8 per cento per ripetere l'assassinio con un'altra vittima ed infine il 7 per cento per fare sesso con il cadavere.
Un esempio, Ted Bundy, un caso illustre che più avanti tratterò come al limite fra i killers "dentro i paradigmi" o con comportamento classico e prevedibile e quelli "fuori dai paradigmi" cioè con comportamento non convenzionale,
era uno che sulla scena del delitto ci tornava spesso. La maggior parte delle volte era per fare sesso col cadavere ma spesso anche per sincerarsi che nessun elemento delle scena del crimine potesse ricondurre a lui, tracce, impronte, perfino capelli e peli, sperma ecc.
I souvenir consistono in una prova per il criminale che è riuscito ad attivare le sue fantasie e spesso vengono usati come catalizzatore per riviverle.
Alcuni collezionano oggetti vistosi senza troppe preoccupazioni di
nasconderli in casa, li vogliono sempre a portata di mano ed a vista, più possono pensare a quello che hanno fatto e meglio si sentono. John Wayne Gacy teneva carte di identità, guanti sciarpe e cappelli delle sua vittime sul cassettone in camera da letto. Per non parlare di Ed Gein che aveva la casa piena di macabri memento come teschi portacandele, pelli dei
defunti e persino un corrimano fatto di ossa del femore e delle gambe.
Si è notato che gli assassini che uccidono con una pistola sono più inclini a tenere un diario, ritagliare articoli dei giornali, confidare il gesto a qualcuno mentre è improbabile che facciano foto della scena del crimine,
o che ci tornino in qualche modo. Dall'altra parte coloro che usano coltelli o oggetti contundenti per uccidere a volte fanno foto della vittima, ritornano sulla scena in alcuni casi e cercano in ogni modo di interagire con la polizia a proposito delle indagini.
I serial killers sono la peggior specie di assassini.
Essi violano il diritto alla vita per il solo piacere personale, e talvolta per la ricerca di una notorietà che dia senso alle loro altrimenti vuote ed insignificanti vite.
Un approccio scientifico garantisce la diffusione di una cultura che ci permetta di reagire in modo radicale ed immediato alla diffusione di questo fenomeno.
Dobbiamo essere più forti, più veloci, più preparati di loro.
Dobbiamo stargli un passo avanti, guardarli dall'alto.
La nostra unica arma è la conoscenza.
(David Papini)
venerdì 16 gennaio 2009
L'OMICIDIO SERIALE - Fase quattro:Il comportamento dopo il crimine
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Progetto a cura di Chiara Migliorini e Martina Suriano.
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