In questa fase il soggetto entra in contatto con la realtà fisica dell'omicidio. Potrebbe non andare tutto come previsto, potrebbe dover usare molta più violenza di quella che aveva previsto, potrebbe provare paura, o potrebbe essere fastidioso dover fare i conti con il cadavere e con le conseguenze delle proprie azioni in senso generale.
Ma per la maggior parte dei criminali l'atto stesso va positivamente molto oltre l'eccitazione immaginata. Per la prima volta la sensazione di dominio sulla vita e la morte viene provata dall'individuo ed è solitamente un momento di forti sensazioni di grandiosità e di potere.
La componente sessuale è presente, nella stragrande maggioranza dei casi, anche dove sembrerebbe insospettabile o dove non si trovano tracce di violenza carnale. Dobbiamo ricordarci che questi individui spesso
stuprano e uccidono ma altrettanto frequentemente usano la
persona come un oggetto nel senso vero e proprio del termine.
Infatti se la loro storia sessuale è costruita intorno al sesso solitario,
quella è sovente l'unica pratica attraverso la quale percepiscono
il rapporto con altre persone. E' molto facile trovare sperma dell'aggressore sulla vittima, magari anche soltanto tracce (risultato di un tentativo di pulizia) perché spesso il soggetto aspetta che la vittima sia morta o tramortita per darsi soddisfazione da solo attraverso atti masturbatori.
C'è una distinzione infatti da puntualizzare.
Gli stupratori che uccidono in genere non provano soddisfazione sessuale né praticano atti post mortem sulla vittima. In questi casi anche l'atto di
liberarsi del corpo prende poco tempo e non comporta rituali significativi.
Per questi assassini, in genere disorganizzati e dipendenti dalle circostanze in cui commettono il crimine, lo stupro è l'unico crimine al quale sono interessati. L'omicidio avviene per perdita del controllo, paura di una testimonianza che possa incastrarlo, rabbia.
Per gli assassini sadici anche detti "Lust murderer" o assassini per libidine invece, l'assassinio fa parte dell'esperienza sessuale. L'intero schema
dell'atto è infatti basato sull'esperienza di dominio/controllo, quindi
dallo stupro alla tortura per finire con l'omicidio ogni atto è finalizzato a soddisfare le fantasie di sesso-morte del criminale.
Nello studio dei 36 assassini seriali il 56 per cento degli omicidi è
preceduto da un atto sessuale con la vittima ancora in vita.
Ma la vittima può essere stuprata prima e dopo la morte, e nel frattempo
può anche essere mutilata o torturata. Per esempio in un caso un
assassino ha stuprato la vittima da viva, poi l' ha uccisa lentamente strangolandola con una corda, ed infine l' ha stuprata di nuovo
dopo la sua morte.
Un'altra indagine mostra che i casi in cui la vittima era stata stuprata
soltanto dopo la morte erano ben il 42 per cento. In un caso un assassino
ha ucciso due donne con una pistola e poi le ha stuprate entrambe.
Altre componenti di quello che si chiama "overkill" cioè ferite inferte post-mortem sono evidenti in questi casi.
A volte la rabbia dei soggetti si placa dopo ore di torture e sevizie
post-mortem che gli assassini eseguono unicamente come parte
dei loro rituali di morte.
Nella stessa indagine, un terzo delle 92 vittime mostrava segni di tortura.
In alcuni casi fra l'uccisione e la mutilazione può passare molto tempo,
segno evidente della tendenza all'escalation delle fantasie dei criminali.
In un caso un soggetto è ritornato sulla scena del crimine 14 ore dopo per mutilare il cadavere asportando i due seni.
Un altro atto che spesso viene praticato sui corpi è la depersonalizzazione.
Il criminale vuole a tutti i costi avere a che fare con un oggetto e se la persona della vittima interferisce con le sue fantasie, allora farà di tutto per neutralizzarla. A partire da forme sottili come per esempio voltare
una persona o un cadavere sulla schiena fino a forme estreme come lo sfigurare, tramite coltelli o corpi contundenti, il viso.
La presenza della persona è utile solamente nei termini di concretizzazione
delle fantasie, in caso contrario l'aggressore può tentare di farla adeguare
alle sue pretese o appunto di spersonalizzarla, privandola dei suoi attributi di essere umano e trasformandola in un oggetto attraverso la violenza e la prevaricazione.
Ed Kemper ancora una volta ci mostra la peggiore delle possibilità riscontrate. Molte delle sue vittime inclusa sua madre e l'amica di sua madre sono state violentate solamente dopo la decapitazione. In una intervista dettagliata ha detto che dovevano essere il più simili possibile ad oggetti.
I serial killers sono la peggior specie di assassini.
Essi violano il diritto alla vita per il solo piacere personale, e talvolta per la ricerca di una notorietà che dia senso alle loro altrimenti vuote ed insignificanti vite.
Un approccio scientifico garantisce la diffusione di una cultura che ci permetta di reagire in modo radicale ed immediato alla diffusione di questo fenomeno.
Dobbiamo essere più forti, più veloci, più preparati di loro.
Dobbiamo stargli un passo avanti, guardarli dall'alto.
La nostra unica arma è la conoscenza.
(David Papini)
venerdì 16 gennaio 2009
L'OMICIDIO SERIALE - Fase seconda, l'assassinio
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Progetto a cura di Chiara Migliorini e Martina Suriano.
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