I serial killers sono la peggior specie di assassini.
Essi violano il diritto alla vita per il solo piacere personale, e talvolta per la ricerca di una notorietà che dia senso alle loro altrimenti vuote ed insignificanti vite.
Un approccio scientifico garantisce la diffusione di una cultura che ci permetta di reagire in modo radicale ed immediato alla diffusione di questo fenomeno.
Dobbiamo essere più forti, più veloci, più preparati di loro.
Dobbiamo stargli un passo avanti, guardarli dall'alto.
La nostra unica arma è la conoscenza.
(David Papini)

lunedì 19 gennaio 2009

1968 - LO STRANGOLATORE DI BOSTON

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di Richard Fleischer con Tony Curtis; Henry Fonda; George Kennedy.

La città di Boston è terrorizzata da un maniaco sessuale che strangola le donne dopo averle violentate con oggetti. Le indagini portano la polizia ad arrestare Albert De Salvo, un uomo che soffre di sdoppiamento della personalità e che è convinto di essere innocente.
Richard Fleisher dirige un poliziesco anomalo e intrigante, ispirato ad Albert DeSalvo, serial killer conosciuto come "lo strangolatore di Boston", che tra il 1962 e il 1964 uccise tredici donne. Il film è diviso in due parti ben distinte, di cui la prima è incentrata sulle gesta dello strangolatore e sulla città presa dal panico (efficace, in questo senso, l'uso dello split screen che sottolinea la difficoltà della polizia durante le indagini), mentre la seconda è più riflessiva e intenta a scavare nella mente sdoppiata di Albert De Salvo. Il tutto riportato con una brillante messa in scena impreziosita da tagli giornalistici, che ricordano documentari di cronaca nera. All'ottima regia e alla solida sceneggiatura si aggiunge una superba prova recitativa di Tony Curtis, calato in un ruolo non semplice, che ci offre eccellenti momenti di follia, in cui traspare un sottile velo di malessere e sofferenza. Regia, sceneggiatura, fotografia, bravura recitativa, raggiungono il loro picco nella sequenza in cui DeSalvo prende progressivamente coscienza della propria pazzia e si rende conto di essere "lo strangolatore di Boston"... ripreso mentre viene assalito dalle sue paure, mimetizzato in una stanza vuota come la sua anima e bianca come i suoi vestiti. E' il momento migliore del film, il più intenso ed espressivo.
Lo strangolatore di Boston è tratto dall'omonimo romanzo di Gerold Frank, a sua volta ispirato a fatti realmente accaduti.

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Progetto a cura di Chiara Migliorini e Martina Suriano.