
Tra il 1977 e il 1984, sotto il nome di Ludwig, commisero almeno 15 delitti (si sospetta che in realtà siano stati circa 28) tra Italia e Germania, mentre altre 39 persone rimasero feriti nei loro atti dichiaratamente neonazisti.
Stiamo parlando di Marco Furlan, 51 anni, e Wolfgang Abel, 49 anni, che rivendicarono quelle morti con una dettagliata lettera inviata al quotidiano Il Gazzettino, poi ribadì il concetto al quotidiano Repubblica nel 1980:
La nostra fede è nazismo. La nostra giustizia è morte. La nostra democrazia è sterminio. Rendiamo noto che abbiamo puntualmente rivendicato il rogo di san Giorgio a Verona con il messaggio inviato a “La Repubblica”. Alleghiamo un dischetto metallico identico a quello applicato sulla più grande delle tre torce usate. Gott mit uns
I due, il cui intento di “purificare il mondo”, furono arrestati il 4 marzo del 1984 dopo che aver cercato di dar fuoco alla discoteca “Melamara” di Castiglione delle Stiviere, Mantova.
Da quel momento ha avuto inizio un lungo e travagliato percorso processuale che li ha visti condannati a 30 anni di carcere il 10 febbraio 1987, rimessi il libertà il 15 giugno 1988 per decorrenza dei tempi di carcerazione, poi nuovamente condannati definitivamente a 27 anni di carcere l’11 febbraio 1991 dalla Corte di Cassazione.
Lo scorso 3 gennaio, dopo poco più di 18 anni effettivamente scontati nel carcere milanese di Opera, Marco Furlan è stato rimesso in libertà: ha fruito di ben 3 condoni e di 45 giorni per ogni semestre per via della buona condotta e può ora considerarsi un uomo libero.
Il suo compagno, invece, dovrebbe tornare a far parte integrante della società tra circa due anni. Che dire, saranno cambiati o dobbiamo iniziare a preoccuparci?
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