
Nato ad Ampinana (frazione di Vicchio di Mugello) il 7 gennaio 1925, morto il 22 febbraio 1998
Pietro Pacciani, il principale indiziato per gli omicidi del "mostro di Firenze", scagionato solo dopo la morte, ma di nuovo tirato in ballo dalla Squadra Mobile di Firenze nell'agosto 2001, appartiene ad una famiglia di contadini toscani. Primo figlio di una numerosa famiglia, passa la sua gioventù in campagna lavorando come bracciante-agricoltore.
L’11 aprile del 1951, solamente ventiseienne, uccide con diciannove coltellate un venditore ambulante, Severino Bovini, con il quale si era appartata la sua fidanzata di quindici anni, Miranda Bugli.
Incarcerato per l’omicidio del rivale, trascorre tredici anni dietro le sbarre, fino al 1964, quando, ormai libero, decide di cambiare vita. Accetta un posto da operaio in un calzaturificio e cambia più volte residenza fino al giorno del suo matrimonio con Angiolina Manni, sua compagna per venticinque anni. Dalle nozze nascono due figlie, Rosanna e Graziella, che Pacciani violenterà ripetutamente per dieci anni fino a quando non finisce ancora in carcere. E’ il 1987 è l’accusa è quella di stupro aggravato. Pacciani resta in carcere per quattro anni. Intanto la moglie e le figlie lo abbandonano.
Il 30 ottobre 1991, quando ancora sta scontando la pena per la violenza carnale alle figlie, riceve un avviso di garanzia con l’accusa di essere il mostro di Firenze. Esce dal carcere e il 16 gennaio 1993 viene arrestato come autore degli otto duplici omicidi. Condannato all’ergastolo il 1° novembre 1994, viene assolto dalla Corte d’appello il 13 febbraio 1996.
Il 12 dicembre 1996, la Cassazione riapre le indagini annullando la sentenza di assoluzione ed ordinando un nuovo processo d’appello. Pacciani, però, muore nella sua casa di Mercatale Val di Pesa. Mentre la prima perizia stabilisce il decesso per cause naturali, il 30 marzo 2001 gli inquirenti riaprono il caso in base a nuovi indizi e formulano un’accusa verso ignoti di omicidio. L’ipotesi del pubblico ministero è che Pacciani si stato ucciso con un veleno dai possibili mandanti dei sedici omicidi. Intanto, il 24 marzo 1996 i giudici della Corte d’assise pronunciano la sentenza e Pacciani viene assolto per non aver commesso il fatto.
Nell'agosto 2001 La Squadra Mobile di Firenze consegna alla procura un rapporto che rivoluziona le indagini sul cosiddetto "mostro di Firenze". L'ipotesi è che dietro ai delitti ci fosse una setta dedita a riti satanici che avrebbe commissionato a Pietro Pacciani una serie di omicidi.
Dichiarazione di Pacciani prima della condanna
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